In una sentenza pubblicata oggi, la massima corte europea conclude che i sospetti file-sharer possono essere sottoposti a una sorveglianza di massa e alla conservazione dei loro dati, purché vengano rispettati determinati standard. I gruppi per i diritti digitali speravano di porre fine al programma antipirateria francese “Hadopi”, sostenendo che viola il diritto fondamentale alla privacy. La sentenza della CGUE non lascia nulla di intentato per spiegare perché non è così, lasciando alla giurisprudenza il compito di gestire le turbolenze.
Nell’ambito di un programma antipirateria che prevede lettere di avvertimento, multe e disconnessioni degli ISP, dal 2010 la Francia ha monitorato e conservato i dati di milioni di utenti di Internet.
I gruppi per i diritti digitali insistono sul fatto che il programma “Hadopi”, in quanto sistema generale di sorveglianza e conservazione dei dati, viola i diritti fondamentali.