L’articolo di @ferri@mastodon.uno è ricco di spunti, perché aiuta a capire qual è la percezione di chi si avvicina a mastodon senza sapere nulla del software più amato è utilizzato del #fediverso.
> Mastodon esiste da quasi sei anni. Eppure, era di fatto sconosciuto fin quando Elon Musk non ha acquisito Twitter
Diciamo che chiunque abbia ha avuto a che fare un minimo con i social, dovrebbe aver sentito parlare di mastodon quantomeno dal momento in cui Donald Trump ha realizzato il suo “Truth social” scopiazzando il codice sorgente di mastodon senza neanche dichiararlo ed esponendosi quindi ha una causa da parte del fondatore del progetto @Gargron@mastodon.social e da parte di @eff@mastodon.social
Il principio alla base di Mastodon sarebbe
la paura di un potere centralizzato, soprattutto nelle mani di un uomo solo
Ma questo non è affatto vero: il principio alla base di chi ha sviluppato mastodon e prima di lui tutto il Fediverso non è la paura, Ma la voglia di creare un social decentralizzato è libero su misura della Libertà di ogni comunità o di ogni singolo.
L’autore dell’articolo Tuttavia ha delle oggettive difficoltà con la tecnologia:
bisogna iscriversi (e non è così facile)
Non abbiamo capito cosa ci sia di così difficile nel compilare un form in cui devi inserire un nome a piacere, la tua email e indicare un identificativo univoco assolutamente inventato, attendendo poi e neanche sempre una email per confermare che il tuo indirizzo di posta elettronica sia corretto.
Gli iscritti (qui si fa riferimento soprattutto all’istanza italiana @mastodon@mastodon.uno ) inoltre sarebbero
perlopiù persone scontente di una paventata censura su Twitter, che è considerato il nemico assoluto, qualunque cosa accada
Ma non risulta che Twitter sia nemico di nessuno: ti sta scrivendo questo post è per esempio un appassionato utente di Twitter che considera il migliore tra tutti i social centralizzati. La maggior parte di chi si trova su mastodon ha fatto questa scelta per cercare qualcosa di meglio e non perché odia qualcos’altro.
Inoltre è molto più facile incappare nella censura delle istanze di mastodon, molto più attente a combattere il fenomeno del linguaggio stile e delle fake news, rispetto a Twitter che invece mostra estrema tolleranza nei confronti di questi atteggiamenti di violenza e intolleranza, almeno fino a quando non raggiungono la notorietà mediatica che li rende impossibili da ignorare.
Prosegue il giornalista di Rolling Stone dicendo che
Ho quindi lanciato un sondaggio che recitava «Cosa vi aspettate da Mastodon?
ma dimentica di ricordare che il sondaggio è basato su un campione molto poco significativo di Ben 7 (SETTE) utenti… InZomma, la statistica dei micronumeri…
Ma
Mastodon risulta molto macchinoso. È complesso passare da un’istanza all’altra
In realtà per passare da una stanza all’altra dovresti perlomeno iniziare a seguire qualche utente di istanze diverse, ma si sa che una settimana è poco per un giornalista, abituato ai tempi lunghi dell’eternità…
Il giornalista non riesce a capire come funziona lo strumento ma è in grado, perché lui la sa lunga, di individuare fenomeni tossici che rendono l’ambiente irrespirabile
alcuni cominciano a rivendicare la loro fedeltà a Mastodon, tra chi dice “io c’ero dal 2016” e chi attacca i nuovi arrivati, che sono trattati un po’ come gli ultras trattano chi va poche volte allo stadio
Malgrado questo l’autore ci dice che mastodon ha fatto anche cose buone. E si avventura in una interpretazione escatologica dello spiritus che avvolge i partecipanti alla piattaforma e i suoi ideatori:
Mastodon è nato più come un atto di accusa al monopolio aziendalistico delle big tech
No, no e NO!
E anche l’ultima considerazione è sbagliata:
il fatto che con poco sforzo si possa creare un’alternativa più o meno valida a Twitter non dovrebbe far tremare i polsi a Elon Musk?
Ora basterebbe vedere i numeri per capire che Elon Musk potrebbe comprare senza problemi tutti i server mastodon con più di 1000 utenti iscritti e devastare con poco sforzo tutto il fedi verso di cui mastodon costituisce più del 50% dell’utenza.
Ma si sa che chi fa sondaggi con una base di 7 utenti selezionati senza alcun criterio a rappresentativo, non riesce a fare una valutazione oggettiva su i grandi numeri.
Insomma, Poche idee ma sufficientemente confuse. Dispiace perché sarebbe bastato che il giornalista avesse fatto quello che solitamente i giornalisti fanno quando vanno sul campo: parlare con qualcuno che sul campo ci vive…
Non possiamo quindi che condividere quello che ha affermato @chiaraepoi@bologna.one su Twitter (sì, neanche Chiara odia Twitter…)
Questo articolo è come uno strudel ripieno di cazzate.